mercredi 25 décembre 2013

Exploration de la nuit de Milan, Corriere della Sera, 16 décembre 2013

IL PROGETTO INSIEME AI COLLEGHI DI GRENOBLE HANNO ASCOLTATO CHI VIVE MILANO AL BUIO

Maxistudio del Politecnico per leggere la città di notte

Partendo dalle periferie e un professore come guida


Sarà presto disponibile una radiografia della Milano notturna, dei sogni di chi la vive come quasi unica dimensione, perché di notte lavora, di chi la usa come luogo di divertimento, di chi la subisce, perché la dimensione più normale della notte è quella del tempo del riposo. Una sessantina tra studenti del corso di Scenografie di luce di Gianni Ravelli, della Scuola di design Politecnico di Milano, e studenti nonché ricercatori e collaboratori di Luc Gwiazdzinski, direttore del master Innovazione e territorio dell?Università Joseph Fourier di Grenoble, sabato notte, hanno compiuto a piedi l?attraversata della metropoli, partendo da quattro diverse periferie: Forum di Assago -Duomo, via Navigli, Colonne di San Lorenzo; Ospedale San Carlo-Duomo, via piazzale Aquileia e Castello; la cerchia dei Bastioni; Lambrate, Politecnico-Piazza Duomo - piazza Gae Aulenti- Isola. Milano è così diventata parte integrante di un laboratorio di idee che ha già «scannerizzato» cento metropoli d?Europa. Il professor Gwiazdzinsk, che nasce come geografo, sintetizza così il senso del progetto: «La notte ha molte cose da dire al giorno. Nella notte si sviluppano saperi particolari. La notte è come una compagna». Eccoci all?appuntamento prima in piazza Duomo con i quattro gruppi di marciatori della notte, poi al quarto itinerario, partenza dalla Stazione Lambrate, intervistando uomini e donne che vivono le più diverse dimensioni della notte, dal taxista al tramviere, dal panettiere all?infermiera, per finire con i protagonisti della movida. «La notte è occasione di pensare». Per esempio alla nuova tettoia che di giorno, nella fretta di un pendolare, neppure si nota mentre a notte fonda, illuminata come un albero di Natale, calamita gli sguardi. «Le donne sono escluse dalla notte, la temono, si sentono insicure, i mezzi pubblici sono pochi, la luce è poca». Il professore va dritto al cuore del problema: «Se la politica non si interessa della notte, mette le persone più fragili in posizione terribile». Ed ecco perciò la notte come momento per una visione di cosa è la città e di come potrebbe/dovrebbe diventare. A «Luc» piace questa dimensione «dimenticata della città, terreno sconosciuto. Io sono nato in Lorena, terra di siderurgia, dove il sole aveva sempre un colore rosso. La mia famiglia s?è divisa tra il lavoro in acciaieria e quello nella boulangerie. Viveva di notte, dormendo solo poche ore. E, poi, ho lavorato sulla mobilità nelle città e ho visto come sia pensata per una giornata corta, di 6/8 ore. Anche quando le attività del giorno entrano nel tempo della notte». Una radiografia è indispensabile per poter fare una diagnosi anche di una città, secondo alcuni «malata», per esempio, di Movida, secondo altri, «insicura» oppure «grigia e buia».


D'Amico Paola

Pagina 05

(16 dicembre 2013) - Corriere della Sera


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