La Città oltre la Cerchia navigli
La ville au-delà du cercle
La ville au-delà du cercle
di Luc Gwiazdzinski e Gianni Ravelli
Corriere della Sera, 16 Gennaio 2014
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/14_gennaio_16/citta-oltre-cerchia-navigli-2d9ab078-7e83-11e3-a051-6ffe94d9e387.shtml
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Notte: dal latino «nox». Nuit, ni- ght, nacht, no- che, noite, nyx, nosti... Se mettessimo da parte l’etimologia corretta e ci lasciassimo trasportare dalla fantasia, ascoltando il suono della parola, potremmo immaginare che, in tante lingue del mondo, «notte» significhi «no otto», quasi a indicare una assenza di luce di otto ore: una negazione del giorno. Anche questo può farci capire quanto la notte viva in rapporto al giorno e come ne sia la continuazione, la conclusione, ma anche l’inizio, soprattutto nel nostro tempo: spesso si finisce di lavorare più tardi, più tardi si cena e più tardi si esce. Il giorno si prolunga nella notte, che ci rivela un universo sconosciuto e vitale: fatto di gente che non solo si diverte, ma lavora, si sposta, studia, offre servizi, salvaguarda la nostra sicurezza, svolge opera di volontariato. Per questo la recente traversata notturna di Milano che abbiamo compiuto con studenti e collaboratori dell’Università Joseph Fourier di Grenoble e del Politecnico di Milano ci ha fornito una serie di informazioni che possono essere utili alla amministrazione comunale.
Mezzi di trasporto pubblici poco frequenti e che terminano le loro corse troppo presto, illuminazione scarsa e disomogenea, mancanza di segna azione e nessuna valorizzazione dei luoghi culturali, assenza di negozi aperti: queste le maggiori carenze, secondo i cittadini. Eppure, Milano deve trovare la forza di aprirsi all’esterno; la notte ha molte cose da rivelare al giorno. Paradossalmente,
Milano è una citta più del l’orbi che dell’urbi: mentre è quasi sconosciuta a se stessa e ai suoi abitanti, ha in sé le caratteristiche per «espandersi» a livello internazionale. Anche se esiste un forte discrepan- za fra la sua immagine di capitale del design e della moda e la debolezze della sua politica urbana e dei suoi spazi pubblici.
L’Expo del 2015 è un’occasione irripetibile per far entrare lo straordinario nell’ordinario e l’eccezionale nel quotidiano; per lasciare in eredità qualcosa ad una città che ha dei doveri soprattutto nei confronti dei suoi abitanti. Un’occasione per cercare di mescolare visitatori e cittadini, di collegare centro e periferie in un dialogo che non si fermi ai loro confini. Insomma, Milano approfitti di Expo per trasformarsi in un vero luogo di scambi culturali e per ingrandirsi come città metropolitana, inglobando tutto quanto è culturalmente interessante.
Oggi, i turisti in arrivo vedono poco più del cen- tro storico di Milano, mentre la città al di fuori della cerchia dei Navigli sembra «orfana». La risoluzione dei problemi di cui si è scritto — mezzi pubblici fino a tarda ora, migliore illuminazione, segnalazioni dei luoghi culturali, apertura notturna di alcuni esercizi commerciali — è fondamentale per trasformare Milano in una vera metropoli europea del nostro tempo e, grazie ad Expo, la città diventi luogo di discussione, di incontro e di massimizzazione delle interazioni: un vero laboratorio di urbanità in gra- do di rivelare le ricchezze di Milano al mondo. Urbi et orbi, appunto.
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